PROBLEMATICA
L’emergenza COVID 19 ha reso evidente le problematiche connessa agli impianti di condizionamento, che possono diventare una fonte di contaminazione batterica e virale
Una recentissima lettera aperta firmata da 239 scienziati indirizzata all’OMS chiarisce che “Il Covid 19 viaggia nell’aria più di quanto si pensasse“. “La squadra di ricercatori internazionali ha constatato al di là di ogni dubbio che la SARS-CoV-2 può trasmettersi, infettando più persone, sia tramite le goccioline più grosse che vengono ad esempio prodotte quando si starnutisce (e questo era già stato appurato) sia (e questa è la novità) da quelle più piccole e più leggere – che si formano quando si parla normalmente – capaci quindi di attraversare uno spazio” … “Da tutto ciò deriverebbe inoltre una revisione dei sistemi di ventilazione nelle scuole, negli ospizi, nelle case e negli uffici per minimizzare il ricircolo dell’aria.” (La Repubblica on-line 6/7/2020)
Di ciò esistono molte evidenze; ad esempio la virologa Ilaria Capua nel corso di «DiMartedì» del 5/5/2020 ha affermato: ”Invito a fare una riflessione. Ogni anno succede che i centri commerciali diventino un rifugio per gli anziani che non hanno l’aria condizionata a casa. Sarebbe opportuno che si riflettesse su cosa può succedere quest’estate se dovesse arrivare un momento di grande caldo, perché sappiamo che l’aria condizionata può veicolare il virus” (ADN Kronos, 6/5/2020)
Ma il tema è comunque noto da tempo: “I nostri ospedali brulicano di batteri e virus che oramai fanno più vittime degli incidenti stradali. Le infezioni ospedaliere, stima l’Istituto superiore di sanità, mietono tra le 4500 e le 7000 vittime l’anno, contro le 3500 della strada” (La Stampa, 18/11/2017)
Da questi fatti sorge la necessità per i pubblici esercizi (ristoranti, uffici, negozi, alberghi, bar, studi medici, ecc.) di intervenire sugli impianti di condizionamento, così da tutelare la salute dei propri clienti
Gli interventi ad oggi proposti si basano principalmente su due tecnologie, entrambe in realtà inefficaci: l’uso di sole lampade UVC ed il ricorso all’ozono
Per quanto riguarda l’utilizzo di sole lampade UVC, la letteratura scientifica concorda che per abbattere batteri e visus è necessaria una illuminazione UV di alcune centinaia di W.s. Se ne deduce la totale inutilità di far passare l’aria per frazioni di secondo davanti a una lampada UVC: servirebbe infatti una potenza di alcune migliaia di W
Per disattivare batteri e virus è conseguentemente necessario bloccare virus e batteri su un filtro, soprattutto se fotocatalitico, così che questi vengano irraggiati per un tempo di alcune centinaia di secondi
A conferma di ciò, una estesa indagine bibliografica commissionata al Politecnico di Milano conclude: “In conclusion, according to the data shown in the tables herein above, UV-A-induced photocatalysis of TiO2 or TiO2-based surface at a suitable light intensity (I) has the potential to provide a powerful tool in the fight against transmission of infectious disease in a very short irradiation time (Tirr) of about 30 min. As a valuable alternative, inactivation of airborne microorganisms can be reached by using 30-min UV light irradiation time (Tirr) across the UV-C spectrum, depending on the UV light intensity (I).”
Anche il ricorso all’utilizzo dell’ozono è da molti giudicato inefficace, anche prescindendo dagli stringenti limiti di legge all’utilizzo dell’ozono per la sua pericolosità
Un documento ufficiale del Ministero della Salute del 2015 parlando degli effetti dell’ozono sulla salute dice testualmente: “Può causare effetti irritativi alle mucose oculari e alle prime vie aeree, tosse, fenomeni broncostruttivi ed alterazione della funzionalità respiratoria. In studi epidemiologici condotti in popolazioni urbane esposte ad ozono sono stati osservati sintomi irritativi sulle mucose oculari e sulle prime vie respiratorie per esposizioni di alcune ore a livelli di ozono a partire da 0,2 mg/m3 (media oraria). In bambini ed in giovani adulti sono state osservate riduzioni transitorie della funzionalità respiratoria, a livelli inferiori di ozono, a partire da 0,12 mg/m3 (media oraria). Sono invece disponibili pochi studi sugli effetti per esposizioni croniche a questo inquinante“
Per offrire una soluzione a questi problemi Politecnico di Milano, NextMaterials srl, Soliani EMC srl e Labodesign srl hanno sviluppato FiltriNext, filtri fotocatalitici in grado di uccidere il 99% dei batteri e virus bloccati sul filtro e depositato il Brevetto congiunto N° 102019000021999 del 22/11/2019 “Dispositivo di filtrazione dell’aria“
Tali filtri sono stati utilizzati per lo sviluppo dei dispositivi UVC NEXT in grado di trasformare gli impianti di condizionamento in veri e propri depuratori antibatterici e antivirali
L’attività è stata svolta con il contributo di Regione Lombardia nell’ambito del Progetto “DADO: depuratore ambientale ad alta tecnologia” a valere sul “Bando per la presentazione di Progetti di sviluppo sperimentale e innovazione (S&I) a favore della filiera dello “Smart Living” in attuazione della legge regionale 26/2015 “Manifattura diffusa, creativa e tecnologica 4.0”